Mio padre è una strana creatura.
È sempre stato un padre assente. Un’assenza pesante, presente e nociva. Ci sentiamo tutti i giorni, le nostre telefonate sono vuote e veloci.
Se dovessi avere un problema non potrei contare su di lui, non posso già contare su di lui. Non ci vediamo mai, di recente due o tre volte l’ anno e quando ci vediamo c’è sempre qualche critica sulla mia fisicità. Troppo grossa, capelli troppo lunghi, vestiti troppo scuri, postura sbagliata a tavola, espressioni del viso che gli piacciono.
Ma sono involontarie, è la mia mimica facciale.
Certo è che queste smorfie le faccio quando non mi sento a mio agio. L’ultima volta che ci siamo visti da soli, piuttosto che chiedermi come sto, come va la mia vita, ha preferito chiedermi perché mi sono laureata in ritardo. Discorso affrontato in passato e in più occasioni, vorrei precisare che oggi sono una donna di 36 anni con una professione di tutto rispetto.
Quando gli ho chiesto perché stesse rivangando questo discorso ormai superato, ma che comunque per me è motivo di dolore, perché in quel periodo non sono stata bene, ero in conflitto con la mia vita, lui mi ha detto che la memoria storica aiuta a definire chi saremo in futuro. Ma nel mio passato c è tanto altro, non c è solo questo fallimento. Tra l’altro in quel periodo fui molto brava a darmi aiuto e a iniziare una galoppata che non ho più interrotto.
È difficile per me spiegare tutto il dolore che mi porto dentro ma condiziona la mia quotidianità e il mio rapporto con gli altri e con gli uomini in particolare. Single da dieci anni, dopo la fine di una storia lunga altrettanto, non sono più riuscita ad avere neanche qualcosa che si avvicinasse lontanamente a una relazione affettiva.
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