Questa storia all’apparenza è complessa, poiché coinvolge me e una ragazza che chiameremo “Piccola Metal” in due momenti differenti, localizzati ai due estremi di uno spazio temporale lungo 10 anni.
– All’inizio della vicenda abbiamo Me e un giovane Monocolo, poco più che ventunenni:
siamo appena usciti con le ossa rotte dalla nostra prima relazione, gestita con gli splendidi esiti che si potrebbero immaginare da un 19nne, alla sua prima storia seria, e dalla rappresentazione visiva del suo meccanismo di dissociazione dalla realtà.
– Feriti, egocentrici, incapaci di vivere in modo sano il nostro dolore ma assolutamente convinti che non siamo noi il problema, conosciamo Lei, Piccola Metal, nel luogo in cui studiamo all’università.
– Piccola Metal è una studentessa fuorisede; ha lasciato il suo ultimo ragazzo perché lui si è fatto bocciare per la seconda volta negli ultimi anni del liceo, allontanando irrimediabilmente la prospettiva di un suo trasferimento a Roma.
– Bassina, metallara e ricoperta di tatuaggi, vanta una passione per l’archeologia orientale, per i videogiochi e l’indipendenza, tratto fondamentale.
– Purtroppo misi subito le cose in chiaro, asfaltando ogni possibilità di un futuro serio fra noi. Ero un cretinottero normodotato che pensava di essere inadatto in ogni sua espressione, e lo sport a cui mi dedicavo in quel momento era l’autocommiserazione agonistica.
– Incredibilmente, le piacqui, e senza formalizzazioni, complice la giovane età, facemmo coppia fissa per 3 mesi.
– Alla fine del terzo mese avvenne quello che mi si sarebbe scolpito nel cervello come un evento memorabile, corredato dalla scoperta della Frase Perfetta per farsi Accannare.
– Lei, appassionata di arti marziali, andava a un ritiro nazionale di tre giorni con tutto il gruppo della palestra che frequentava.
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