Questa che vado a narrarvi è la vera storia della sottoscritta. Chiamiamola Casoumana. Casoumana Cuordicarciofo.

È una storia lunga e priva di peripezie spettacolari, chi non le ama può nextare.

Seppur non antediluviana, accadde più di un lustro fa, nell’ormai remota Era ante-pandemica, in un villaggio sperduto del Meridione francese.

La storia comincia nel modo più ordinario che sia:
Un SMS del mio allora compagno di avventure e disavventure provenzali, fa squillare il mio cellulare una sera dopo il lavoro. Alloracompagno mi proponeva di accompagnarlo ad un incontro-conferenza in cui l’invitato, di un certo rango, è un suo idolo: una personalità acclamata dalle folle, ma da me sconosciuta. Tra poco mi viene a prendere in auto, così da incamminarci subito verso Villaggiosperdutodelmeridonefrancese, dove si svolge l’imminente incontro. “Fais vite, per favore ! Non possiamo arrivare tardi !”

Mi faccio coraggio, mi estirpo dalle mie domande esistenziali su quale direzione, letterale e metaforica, dare alla mia vita, poiché non mi compiaccievo in Cittadinainsignificantedelsuddifrancia. Mi reco in bagno per rinfrescarmi, essendo palesemente in uno stato “inuscibile”: occhiaie da panda (without the fluffy cuteness), doccia non fatta e capelli… i capelli una disgrazia di grasso che manche le patatine del McDonalds.

Ma io, imperterrita e intrépida, mi faccio coraggio. Mi preparo come posso per rendermi decentemente nel tempo disponibile; ossia, mi concio con un turbante per nascondere la mia oleosa capigliatura, giusto per evitare alla nazione francese una possibile invasione militare statunitense, poiché sapete quanto gli USA siano propensi ad andare – manu militari – a portare la democrazia e la libertà ad ogni posto ricco del prezioso oil.