A causa di queste puntate improvvise non era raro che a margine degli attacchi qualche bracciante morisse preso di mira da qualche aereo di passaggio, un po’ per errore, un po’ per tenere in costante pressione la popolazione, un po’ per frustrazione e un po’ perché, si sa, la guerra tira fuori il peggio da tutti, anche da quelli che sulla carta dovrebbero essere i buoni.
Invero, nonostante quei tempi pieni di persistente angoscia, la compagnia era piacevole: quando c’era il cugino Max con la sua perenne aria da smargiasso il clima era sempre allegro e divertito. Ma proprio a causa della distrazione dovuta a quell’aria scherzosa si accorsero in ritardo della comparsa di un aereo da combattimento pericolosamente basso, sbucato da sopra le fronde degli alti pioppi che a quei tempi incorniciavano i campi della pianura padana. E tutti quanti sapevano perfettamente che quando gli aerei da guerra volavano bassi significava una sola cosa: il fuoco della mitragliatrice. Di solito il loro arrivo era preceduto dal frastuono dei motori ma quel pomeriggio un po’ la distrazione della compagnia un po’ un certo venticello autunnale contrario avevano fatto sì di scorgerlo giusto nel momento in cui, ondeggiando leggermente con le ali, sembrò sfiorare le cime dei pioppi, apparentemente ancora lontano ma poi non così tanto. E abbassando lo sguardo in prospettiva videro davanti ai loro occhi tutti i lavoratori della terra, che erano poi i loro familiari, giù di corsa a buttarsi dentro i fossi in modo da ripararsi nel lato opposto del senso di arrivo dell’aereo. E con il terrore nel cuore videro quello spaventoso cane ringhiante del cielo cominciare a sparare falciando insistentemente la terra sotto i grossi colpi delle pallottole della mitraglia automatica e siccome sparava sulla linea del fosso inseguendo gli uomini che andavano lì a nascondersi notarono anche che gli si stava approssimando trovandosi loro stessi pericolosamente sulla sua stessa linea di movimento. I due cuginetti lestamente si buttarono dietro la paratia del fossato che stava lì a un passo di lato mentre la bambina del racconto si imbambolò. Invece di lanciarsi dentro la buca rimase come paralizzata dalla paura, rimase in piedi sulle sue gambettine magre magre a fronteggiare quel drago volante d’acciaio che vomitando fuoco le stava venendo incontro.

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Claudio Michelizza

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