Un fttut getto di acqua calda (proveniente direttamente dall’inferno dei poveri diavoli – acqua dell’impianto di condizionamento) vaporizza il tappo di ghiaccio e i miei sogni di portare a termine l’intervento senza intoppi.
La certezza del fallimento si fa strada in me ((l’ingresso potete immaginarlo )
Tampono la perdita con un guanto che stringo forte con le mani, mentre l’acqua calda scende ad inzupparmi il braccio, poi il busto, una indecisione quando incontra la cintura e poi via verso le mutande e i calzini. Intanto i colleghi si rendono conto della pioggia (di liquame) che mi sta sommergendo e intervengono. Dopo circa mezz’ora riescono a intercettare l’intero fabbricato (con enorme scazzo del personale civile…) e mi tirano fuori… Un impasto umanoide di acqua lurida, panni sporchi e vergogna assoluta.
Fuori fanno 2 gradi scarsi, il personale del console si muove a compassione e mi propone di asciugare i vestiti per consentirmi di (togliermi dai coglio…) tornare a casa, quindi mi portano nel bagno dove resto con mutande (fradice) calzini (inguardabili) e quel poco di dignità che mi era rimasta. “Tanto il Console oggi non c’è”
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