Stamattina ho avuto la “splendida” idea di andare a correre nonostante ieri sera io sia stato a una cena offerta gentilmente dal mio fornitore di oli e lubrificanti motore.
Quindi, appesantito dal fatto di aver ingurgitato l’equivalente del fabbisogno giornaliero degli abitanti del Liechtenstein, mi sono avventurato per strade abbandonate e poco battute dal genere umano.
Dopo aver percorso circa q̶u̶a̶t̶t̶r̶o̶/̶c̶i̶n̶q̶u̶e̶ ̶c̶h̶i̶l̶o̶m̶e̶t̶r̶ cinquecento metri, in lontananza, davanti a me, ho intravisto una belva, una specie di leone che mi sbarrava la strada, e ho pensato: “cazzo, è scappato di nuovo da Ladispoli”.
Il bastardo (leggasi randagio) ha iniziato a guardarmi come Eli Wallach guardava Clint Eastwood in uno dei famosi western.
E così ha preso forma una sottile partita a scacchi, un passo in avanti lui, un passo indietro io, un movimento di lato io, un cambio repentino lui.
Arrivati ormai a distanza di morso, e ormai rassegnato a farmi sbranare, l’animale immondo ha capito che sarei stato una colazione indigesta, troppo vecchio e coriaceo per lui, indi per cui ha fatto dietrofront e si è dileguato nella boscaglia.
Il sollievo per lo scampato pericolo mi dà nuove forze per accelerare il passo e correre più veloce, percorsi diversi km – pochi – in verità, davanti a me un nuovo ostacolo, un tizio che va nella stessa direzione e che cammina con le braccia in alto.