Certo, non è sul mio telefonino, ma sono una madre, quindi un occhio, da lontano, lo butto. Ma in ogni caso basta un orecchio, anche non volendo, perché sono TUTTI vocali o video.
La chat è stata aperta a luglio, appena reso noto il nuovo gruppo classe. In poche ore, sti billgates in erba avevano tutti i numeri. E hanno aperto le porte dell’ inferno.
Non sto esagerando.
Il primo dibattito è stato quale nome dare al gruppo, e soprattutto quale immagine.
Per questo sono bastati più o meno una cinquantina di vocali e immagini.
La prevalenza dei messaggi era femminile. Senza esagerare, il 98% della chat è tenuto in piedi dalle ragazzine.
La cosa ha un senso, se penso a mio figlio. Lui, essendo semplicemente maschio, voleva il telefonino nell’illusione di scaricarsi i peggio giochini delle peggio sale gioco di Caracas, e tutta questa frenesia comunicativa lo sorprende e lo confonde.
Parallelamente alla chat di classe, magicamente si attivano una serie di conversazioni private. Porto un paio di esempi.
Bambina x, alternando vocali e messaggi:
10.30 ciao, mi mandi una tua foto così ci conosciamo?
10. 30 Ehi?
10.31 Allora?
10.31 Perché non mi stai mandando la foto?
10.32 Ci seiii?
10.32 daaiiii. Fotoooo
10.33 sto aspettando la foto
Mio figlio, ore 11.49 guarda il cellulare.
“Mamma, c’è una bambina che vuole una mia foto? Gliela mando? Non gliela mando? E la privacy?”
“Mio piccolo paranoico, se vuoi puoi mandarle la tua foto. Se non ti va, dille pure di no”.
(Durante questa conversazione la piccola stalker invia altri 15 messaggi circa).
Contemporaneamente, un’altra compagna nuova, Y.
Ciao, sono Y. Come stai? Se devo dirti la verità, io oggi non sto bene, ce l’ho con il mondo. È una giornata no.
Mio figlio: mamma, questa Y mi dice che è giù. Ma io non la conosco, non so cosa dirle.
Mio giovane inesperto delle relazioni, non la conosci, va bene anche un semplice “mi dispiace “.
Ho capito, ma non la conosco! Vabbè, io tolgo la connessione dati, magari la smettono.
Va bene, mio piccolo evitante.
In tutto questo, la chat di classe si arricchisce di mille messaggi, quando arriva il colpo di scena.
Il dibattito si incendia sul tema inderogabile: votiamo per scegliere chi di noi riassumerà i compiti che daranno i professori in classe.
Non per gli assenti, eh. Per chi è lì, ma magari in quel momento è intento a scaccolarsi.
Segue sondaggio per decidere se sia una buona idea.
Segue scambio di vocali per decidere se il riassunto sia meglio scritto o via vocale (non ci sono ipovedenti o ipoacusici in classe).
Segue lista delle candidate. Sì, tutte femmine.
Segue breve scontro, solo apparentemente civile,su quale di loro abbia maggior diritto a questo privilegio.

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Claudio Michelizza

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