Era una di quelle estati da quattordicenne.

Le estati di un quattordicenne sono un pendolo tra timidezze e seg*e a getto continuo, in modalità irrigatore automatico.
Era giunto il momento di fare qualcosa di stupido.

Nella “comitiva” della spiaggia iniziavano i primi incroci amorosi, incroci che in breve diventavano multipli, tanto da dar vita ad una tela di corna ramificate.
Io che avevo già allora la capacità di seduzione di un elefante sul monociclo riuscii, non so come, a rimorchiare una ragazzetta della cricca, probabilmente dicendole: “Andiamo dietro al muretto che te devo di’ na cosa…?”