Che poi quando andavi dietro al muretto non le dicevi niente, forse bofonchiavi in adolescentese e leccavi l’aria sperando che lei ricambiasse, almeno la traiettoria.

Era così. Quando dovevi rimorchiare d’estate, c’era la tecnica del muretto. Non l’ho inventata io, l’ha inventata un saggio di secoli fa. Ci doveva essere un muretto, volendo un casolare, un arbusto, un qualcosa che proteggesse il luogo dei bacetti dal mondo malvagio.

Io ero nell’età in cui un ragazzo sembra un dinosauro con le braccia da scimmia.
Lei era un fiore nato miracolosamente dalla sabbia.

Iniziammo la nostra frequentazione che consisteva in risatine timidine, trescatone struscievoli ruvidissime, stop, tornare a casa.