Avevo questa malsana tempra morale secondo la quale seppure fosse solo un avventura estiva, comunque le avrei dovuto parlare per dirle cosa era successo. Un cog**one.

E infatti così fu, tornai alla spiaggia. Lei non mi si ca*ava già più di striscio, credo che nel mentre avesse già fatto il gioco del muretto con almeno altre due o tre persone.

Decisi comunque di parlarle, ero certo che l’avrebbe presa con filosofia.
La portai in un luogo appartato.
Le raccontai tutto.

Lei non disse una parola, mi guardò, le si gonfiò la vena al centro della capoccia, caricò il braccio all’indietro come il Discobolo e mi sfracagnò una sberla in faccia, dritta in faccia, ad una velocità spaventosa e con la stessa rapidità se ne andò via sculettando. Non capivo.