Il costante ritardo di 35 minuti

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Ma il sentimento no, quello era enorme, totale, entrambi eravate l’uno per l’altro la metà mancante, la parte di un tutto che si realizza nell’unione tra ciò che siamo e ciò che non abbiamo per essere davvero ciò che siamo.

Basta, troppi pensieri di palta, forse dovresti chiamarla e dirle che è meglio rimandare a un’altra volta, inventati un infortunio, capirà. Con un moto d’orgoglio esci dall’angolo nel quale ti eri rinchiuso e ti lanci in corsia di sorpasso, con la freccia sempre inserita, con la vana speranza di arrivare puntuale, tu che sei il re dei “soli cinque minuti” mentre lei ti aspetta sotto casa alquanto furente.

E invece no, non è arrabbiata, sorride, sale in macchina, sorride ancora e ti chiede come stai mentre tu riesci a farfugliare: «Bene, quando sono con te». In una frazione di secondo scompare tutto, non ci sono palazzi, alberi, negozi e non c’è più la tua auto perché stai guidando la DeLorean di Ritorno al futuro per compiere un viaggio nel tempo e ritornare nel 1985.

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Claudio Michelizza

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