Faccio notare la cosa al mio amico, sottolineo che avevo l’intenzione di aiutare (all’epoca lavoravo in un centro alcologico afferente a un Ser.D) e lui si inalbera maledettamente, sbraitando che sua cugina è una Fxxxxxx e che nessun “plebeo” (ogni riferimento è puramente casuale) può permettersi di divulgare simili calunnie, di buttare fango, e via così discorrendo.
Passa qualche mese e, una sera, mi squilla il telefono: è lui.
“Ciao, ti posso parlare di una cosa?”
“Certo – dico io – ti ascolto.”
E lui:
“Ieri sono stato in pizzeria, c’era anche E******* (la cugina) e in fine di serata era totalmente ubriaca, ha fatto un casino e si è resa ridicola.”
Segue racconto agghiacciante di stralci di serata. Con relativa lamentazione sullo sputtanamento del cognome che, a quanto pare, non è più così illustre, e, udite udite
” E poi non voglio dare soddisfazioni a quella stronXa di S*** (io) che blablablabla…”
Segue arringa accusatoria denigrante sulla sottoscritta, e io, senza fare una piega, gli reggo il gioco, con frasi “Certo che è proprio stronXa”, “Ma chi si crede di essere, solo perché lavora coi tossici?”, “Ma non c’ha niente da fare, questa, a casa sua?”
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