Adelchi mi chiamò, e quando mi affacciai mi sembrava di vedere al posto del bagno la fontana Maggiore di Perugia. L’acqua colava sul pavimento, allargandosi, e non aveva alcuna intenzione di fermarsi. Il problema era che a forza di tirare lo scarico – e qui perdonatemi, perché dovrò usare parole forti; i deboli di cuore sono pregati di astenersi – aveva cominciato a salire, oltre che all’acqua, ogni residuo rimasto di recente nelle tubature da qualche giorno a quella parte.
Adelchi, con aria assolutamente impassibile, mi chiese se avessi un bastone, un asciugamano e dello scotch.
Io vi giuro che non avevo affatto capito che cos’avesse intenzione di fare. Obbedii e gli portai quello che aveva chiesto, ma senza davvero immaginare la sua idea. Recuperai un manico di scopa, dello scotch americano bello forte e un cencio malandato dal cassetto della cucina.
Quando Adelchi vide il tutto, mi disse che lo straccio non andava bene e che serviva qualcosa di più grande. Io allora sacrificai uno degli asciugamani del mio corredo nuovo, ancora profumati di lavanda, rosa e con tanti ricami… glielo diedi a malincuore, però andava bene tutto, purché quella situazione si risolvesse.
Allora tornai in salotto e lo lasciai a risolvere il casino che aveva creato. O quantomeno, speravo che lo risolvesse. Speravo di tornare in bagno e di vedere il flusso interrotto, il pavimento pulito come prima che Adelchi entrasse e magari il wc aggiustato.
Improvvisamente iniziai a sentire un rumore strano. Un rumore inequivocabile.
Squosh, squosh, squosh.