Il cummenda

Cosa ci faccia alle cinque proprio non si sa: il resto della filiera si attiva tra le otto e le nove, non prima.
Noi che arriviamo alle 8 per lui siamo tutti degli scansafatiche.
Va via dall’ufficio alle 20: a casa lo aspetta il nulla.
Niente tv, computer, libri, niente nel frigo. Tutte queste cose stanno in ufficio.
Va bene, l’ufficio è il salotto di casa sua e in casa va solo per dormire: è lecito.
Non fosse per il fatto che tutti coloro che non anelano a stare sempre lì con lui siano bollati come pigri.
Ex militare, non ha famiglia.
Ogni tanto esce con qualche bella signorina ma viene puntualmente mandato a quel paese in poco tempo, quando si rendono conto che non avranno affetto o anche solo un appuntamento a cena, cinema, attenzioni.
Non ha mica tempo per queste frivolezze, lui.
Sì, perché tutti quelli che hanno famiglia sono dei poveri stolti che non lavoreranno MAI bene.
È l’odiatore di feste per eccellenza. Le passa da solo in ufficio odiando il resto del mondo che si permette di andare in ferie.
Ora che ci penso è l’odiatore e basta. Riesce a inanellare un quantitativo notevole di pensieri ad alta voce, ciascuno disgustoso:
“Magari questo covid avesse portato via tutti sti vecchiardi”;
“Siamo troppi nel mondo, tutti sti neonati dovrebbero cessare di esistere nel sonno” (ho edulcorato la frase, era peggio).
Se già questo potrebbe essere da solo foriero di una certa ansia, lui si mette proprio d’impegno per mettere a disagio chi lo circonda.
Quando chiede qualcosa lo fa come se stesse dicendo:
“Presto! L’adrenalina! Non perderemo quest’uomo!”.
Invece sta solo urlando:
“Presto! Questa e-mail già pronta va spedita entro SOLO DODICI ORE!”.
Perché lui urla. Urla sempre. Urla con le persone presenti, con persone assenti,
con gli oggetti.
“Porco *beeep*, sto *beep* di computer del *beeeep* lo SFASCIO!”;
“Allora,15×3 per m4 per questo voltaggio, allora devo ragionare così…”