Un ragazzetto si attaccò al citofono del nostro palazzo, suonando insistentemente a casa di tale Jessica.
Jessica non rispondeva al citofono e lui, straziato, cominciò ad urlare.
Immaginate che i miei sono a un pian terreno quindi è come se certe cose accadessero a mezzo metro dalla loro porta.
Jessica non rispondeva e lui si disperava.
Il ragazzo decise che non poteva lasciar perdere tutto così, e si mise a urlare.
Jessica non rispondeva neanche al cellulare.
Ma lui, no, non avrebbe desistito.
Perdonami Jessica, urlava, non intendevo nulla di quel che si è detto!
Abbiamo litigato, si dicono cose, almeno rispondimi, fammi salire, parliamo!
Da uno dei palazzi intorno si sentì la voce di un signore, stentorea, piuttosto comprensiva:
“A REGAZZÌ, GUARDA CHE JESSICA STA TRE PALAZZI PIÙ GIÙ!
T’HA ACCANNATO PERCHÉ SEI UN COGLIONE!”
Il ragazzo chiese scusa, se ne andò, lo sentimmo urlare ancora.
Ma stavolta a volume più basso.
Grossomodo fu una scena assai civile.