Io sono sempre stato una zappa a disegnare.

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Leggendo un post di stamattina su un professore caso umano, mi è tornata alla mente la mia personale esperienza con quello che, a tutt’oggi, considero come il docente peggiore che io abbia mai avuto.
Parliamo del primo biennio delle superiori.
Avendo frequentato un Istituto Tecnico Industriale (ho sempre avuto una passione per i computer e gli accrocchi elettronici in generale), i primi due anni prevedevano, a prescindere dall’indirizzo, diverse ore settimanali dedicate al disegno tecnico.
Ora.
Io sono sempre stato una zappa a disegnare.
E quando dico zappa, intendo zappa per davvero: non sono capace di tirare una riga dritta su un foglio. Neanche col righello. Non importa quanto io mi impegni, il risultato sarà sempre storto, sbilenco, un quadro di Pollock (quando non Fontana), un disastro! Vi giuro che ho provato in tutte le salse a migliorare, ma semplicemente non fa per me.
Vabbè, in teoria non è un gran problema.
In pratica, il professore non prese molto bene questa mia incapacità: non so se credesse che io lo prendessi in giro o che lo facessi apposta, fatto sta che sin dai primi giorni fui preso di mira.
“Preso di mira” è il termine giusto, considerando che con l’avanzare delle settimane si moltiplicavano le frecciatine, chiaramente riferite ai lavori – sicuramente di pessima qualità – che consegnavo. All’inizio non ci facevo nemmeno molto caso, poi le frecciatine si tramutarono in riferimenti diretti, i riferimenti diretti in commenti sarcastici, i commenti sarcastici iniziarono a sfiorare l’insulto.
Non ricordo cosa dicesse esattamente, ma erano tutte cose del tipo “Fate il compito per bene, così non fate la fine di Tocci” (già ancora prima di iniziare il lavoro), oppure “Tocciiii, Tocciiii, sempre a dormire? Sarà per quello che i lavori sono così…”, oppure ancora “Tocci 3, ma non è che ci fosse molto da aspettarsi”. Era tutto completamente gratuito, dal nulla. Ce ne sono tante altre, sicuramente peggiori, che però credo di aver rimosso; in ogni caso, difficilmente c’era una lezione in cui mi lasciava in pace, e se magari un commento preso singolarmente non era poi così grave, doverli subire ad ogni lezione era diventato davvero pesante.

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Claudio Michelizza

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