Mi chiama questo nuovo paziente, amico di amico, che mi scongiura di trovare uno spazio per dargli una “raddrizzata” alla cervicale, perché “non riesco nemmeno ad alzarmi dal letto”.
Spinto da compassione e perché “amico di…” gli fisso un appuntamento per oggi alle 11.30, consapevole del fatto che tra andata e ritorno dovrò farmi una vasca di quasi 40 chilometri.
Giunto a destinazione con qualche minuto di anticipo suono al citofono, nessuna risposta. Aspetto un paio di minuti, ancora niente… Così per un altro paio di volte.
Inizio a spazientirmi di aspettare sotto il solleone, risalgo in macchina e lo chiamo al telefono.
“Ciao Gianmer*accia, sono M., sono sotto casa tua, ho suonato diverse volte ma non ho avuto risposta”.
“Oh, ciao Mirko, scusa ho avuto un imprevisto, non sono a casa”.
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