Qualche tempo fa un uomo che conoscevo mi ha fatto un complimento un po’ grossolano in pubblico…

sapendo che non è esattamente una cima non mi sono offesa e lui ha interpretato la cosa come un invito a provarci.

Nel corso di una chat (settata su toni cortesi e molto meno diretti) mi ha chiesto che stessi facendo.

Stavo leggendo I racconti dell’ancella, e visto che non aveva idea di che parlassi, gli ho descritto l’idea della divisione degli incarichi del genere umano e in particolare delle donne:

le serve sterili, le ancelle destinate agli stupri con funzione di procreazione e le mogli-trofeo.

Lui, brillantissimo, mi chiede “e tu in quale categoria ti metteresti? Con chi ti identifichi?”

Invoco la pazienza di Giobbe e gli faccio presente che non è esattamente una situazione da sogno e che comunque, se dovessi identificarmi in un ruolo, sarei quella che muore a pagina due.

Basterebbe questo, ma no, lui vuole strafare e mi dice che secondo lui sarei tra quelle che fanno i figli perché (cito) “hai i fianchi adatti a procreare “.

Per lui era un complimento.

Non mi sono mai sentita più vicina a una vacca da allevamento.