Seduta in caffetteria per un cappuccino tardivo, vedo un gruppo di circa 10-12 donne. Tutte nervose, serie, gravi, chiedono alla barista di spostare vari tavolini per unirli e mangiare assieme. Una volta accomodate, non aspettano nemmeno di bere o mangiare, perché qualcosa evidentemente richiede un’immediata attenzione.
Bisogna parlarne, e presto, non c’è tempo da perdere.
Una di loro mette davanti a sé una cartelletta blu notte, molto seria, da cui estrae un unico foglio, con aria solenne.
Non posso fare a meno di guardarle incuriosita, tanta è la tensione fra loro. C’è chi bisbiglia, chi borbotta, chi si morde le unghie e chi rifiuta una telefonata perché in quel momento non può parlare.
Ad un tratto, la donna sui 40 con in mano il foglio (stampato fronte retro), lo passa ad un’altra, che decreta: “Grazie per essere venute di persona, stamattina. Abbiamo raccolto più di 50 firme, fra madri e padri.”
A due passi da lì c’è una scuola, proprio dietro il condominio in cui abito, e immagino che per vedersi di persona, avere quelle facce tirate e aver raccolto così tante firme, sia successo qualcosa di davvero grave.
Resto in attesa e ascolto, rallentando la consumazione di cappuccino e brioche per non rendere palese la mia curiosità.
E niente, si erano riunite lì per prendere provvedimenti contro un’insegnante.
Un’insegnante che da ben tre mesi, pare, si presenta a scuola con lo smalto azzurro o blu. Qualcuna spettegola di averla vista in estate con un ciuffo magenta, che “per fortuna”, a detta sua, ha avuto la buona creanza di eliminare prima che iniziasse l’anno scolastico. Un’altra la incalza, è sicura che abbia un tatuaggio perché una volta glielo ha intravisto sotto la camicia bianca, sulla spalla. Dove finiremo, signore mie!
Io basita, per citare Boris, di fronte al fatto che nel 2023 si raccolgano firme per uno smalto.
E che in 50 e oltre abbiano pure aderito!
Non era una candid camera, credo.
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