Questo è il contesto in cui nasce e cresce questa gente. Voi di loro vedere i merletti, le tigri di porcellana, i soprammobili in peltro e cristallo, le cornici in argento, i lampadari con i brindoli, le posate della nonna in alpacca dorata. Quello che non vedete è la miseria umana, l’ignoranza, la servitù delle femmine e l’onnipotenza dei maschi, i maltrattamenti, i tradimenti, spesso le molestie dei padri sulle figlie, con le madri che sanno e tacciono perché a loro volta anch’esse furono oggetto d’attenzione da parte dei loro padri, i quali toccano e si fanno toccare ma che non deflorano per non deprezzare la merce.

Naturalmente non siamo mica tutti così. Anzi, a ben dire questa gente è una sparuta minoranza, eredi di filoni genetici e culturali che si ostinano a non sincronizzarsi col ventunesimo secolo. La maggior parte delle persone che vivono in periferia è gente normale, con comunissimi vizi e virtù, con i suoi guai e i suoi piccoli successi, che fa ogni tipo di lavoro e si illude per tutta la vita di essere felice e soddisfatta e invece vive un incubo di monotonia dal primo vagito all’ultimo fiato.

E io vivo ancora tra loro, perché in fondo anche io sono uno di loro.