Adoravo andarla a trovare, perché si creava una dinamica del tutto particolare.
Galadriel era una paziente di mio padre, da lui seguita fino a quando non andò in pensione lasciandomi la baracca che definiamo “Studio”.
Col progredire dell’età, Galadriel, soffriva di quella che si definisce impropriamente “Demenza Senile”.
Quando la incontravo era un terno al lotto:
potevo essere scambiato per mio padre, e in quel caso il mio nome era Giuseppe;
voleva un gran bene a Giuseppe perché l’aveva aiutata nel momento del bisogno, durante una grave difficoltà economica.
Potevo essere scambiato per un individuo dal nome “Luca”, un assistente di Giuseppe; una volta mi chiese se non considerassi Giuseppe come un padre, tanto era buono e caro.
Infine, potevo essere scambiato per Valerio, me stesso, che risolveva i danni fatti da quell’incompetente di Luca il quale non sapeva proprio lavorare:
me lo assicurava lei che aveva visto all’opera Giuseppe, grande uomo, e si vedeva proprio che avevo preso da lui.
Galadriel mi divertiva tantissimo, le volevo un gran bene.
Mi piaceva scoprire chi fossi una volta entrato, lo trovavo entusiasmante e una punta fantasy.
Lascia un commento