Allora uno dei millemila problemi che avevamo a bordo erano gli “zi***ri”.

Io li chiamo così perché in realtà non ho idea di chi siano. Non sono nomadi, perché stanno qui da cento e più anni. Potrebbero essere di etnia Rom o Sinti ma in realtà dell’etnia frega poco perché il problema non è quello che sono, ma quello che fanno.

Gli zingari salgono a bordo e “aiutano” a mettere su i bagagli, pretendendo poi di essere pagati. Con gli italiani “offerta libera”, ai turisti chiedono anche 10€ con tanto di aria minacciosa.

Se nel frattempo vedono uno smartphone sul tavolino o un portafoglio che spunta da una borsa se lo prendono.

Ok, la faccio breve: li odio. A me quelli che bullizzano gli altri o rubano fanno salire il crimine. Quindi divento un rottweiler sbavante tra annunci che avvisano della presenza di possibili borseggiatori e inseguimenti a brutto muso lungo tutte le carrozze con uno “sceeendiii” che sale di intensità, tono e volume man mano che mi sale l’inca**atura.

Ora, si dà il caso che la moda ogni tanto prenda pieghe del tutto inaspettate per cui a un certo punto ci siamo trovati con gli zingari che vestivano “normalmente” per non dare nell’occhio e una marea di donne con i gonnelloni fino ai piedi. E avete già capito.