Premesso che non sono avvezzo all’utilizzo delle app di dating, un po’ per curiosità, un po’ per mancanza di tempo da dedicare al “girare per locali”, decido di iscrivermi su Tinder. Metto qualche like e dopo qualche giorno mi viene notificata un’affinità.

Scrivo alla gentil donzella, donna dall’evidente spessore culturale che svolge un lavoro molto particolare ed interessante e le propongo di scambiare qualche parola per ricercare eventuali punti di convergenza.
La sua risposta mi arriva dopo qualche giorno, di sabato sera, mi scrive che il mio modo di pormi, a suo dire galante e delicato, l’ha incuriosita molto e che sarebbe felice di cominciare a parlare con me, ma che si rende conto che forse il sabato sera non è il momento ideale, perché probabilmente sono in giro a svagarmi.

In quel momento ero a cena con il mio avvocato (o avvocata, o avvocatessa o avvocato donna, così non scontentiamo nessuno), in quanto dovevamo discutere di piani di ampliamento societario e quindi rispondo alla gentile e comprensiva donna illustrandole la situazione, sempre in maniera delicata, dicendole che al fine di facilitare la comunicazione, qualora per lei fosse cosa gradita, avremmo potuto continuare l’indomani su messenger, condividendole il mio nome e cognome per potermi aggiungere su Facebook, visto che non mi sembrava opportuno chiederle un contatto telefonico, considerato che per lei ero ancora un perfetto sconosciuto.

Lei replica che questa ulteriore dimostrazione di galanteria l’ha spinta a chiedermi immediatamente l’amicizia e che non vede l’ora di sentirmi l’indomani.

Il giorno dopo le scrivo su messenger in tarda mattinata, lei mi fa un paio di domande alle quali io fornisco riscontri che lei asserisce di apprezzare tantissimo e, proprio per questo, ci tiene a conversare con me in maniera tranquilla, cosa che non può fare in quel momento perché è con dei colleghi ad un bar a discutere della preparazione di un convegno.