Troviamo insieme il cu.

Ho 41 anni e sono single da un po’, principalmente perché reputo che, per perdere i vantaggi della mia condizione, ne debba valere la pena.

Oggi una mia amica mi ha detto che dovrei smettere d’illudermi di trovare un uomo che mi faccia perdere la testa come vorrei e dovrei iniziare ad accontentarmi, in quanto io sono vecchia e gli uomini invece hanno un numero infinito di possibilità, e figurati se un uomo decente si caga me, detto in parole povere.

A me sembra più da cu fare come dice lei (che non fa altro che raccattare rifiuti umani) che rimanere pazientemente in attesa che prima o poi qualcosa di meglio bussi alla mia porta.

Vorrei capire:

A) se il cu sono io o è lei (fermo restando che il mio amore per lei non cambierà)

B) ma davvero voi uomini non avete altro che donne piacenti che non vedono l’ora di sposarvi???

Grazie dei pareri

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fabio

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  • Luoghi comuni. Credo che ognuno debba pensare alle proprie priorità e necessità. Preferirei un matrimonio tardivo ad un divorzio precoce.

  • Ciao
    Io ho 39 anni e anche io sono single da un po', anzi l'essere single è sempre stata la condizione predominante della mia vita. L'ultima relazione, terminata non per mia volontà , l'ho avuta 3 anni fa ed è stato il rapporto più importante della mia vita e se chiedi a me sarebbe stato anche l'ultimo, definitivo. Tanto è vero questo che non ho intenzione di intraprendere altri rapporti; senza poter entrare nei dettagli dopo quello che mi è successo non ho fondamenti per potermi oggettivamente fidare più di nessuno.

    Ognuno intende le relazioni in modo diverso e chi ha storie durature è perché ha trovato ciò che si aspettava di trovare, evidentemente, che non è necessariamente ciò che tutti immaginano, proprio perché ognuno immagina cose diverse. C'è chi vuole qualcuno con cui condividere la propria vita, letteralmente un compagno di viaggio, qualcuno con cui far cose come si farebbe con il compagno escursionista. C'è chi si aggrappa all'altro come la possibilità di essere quello che vuole essere, come se l'altro fosse un biglietto vincente della lotteria per fare finalmente la vita che si desidera. Alle volte questo è meno venale di quanto possa sembrare, altre volte è esattamente come sembra. C'è poi chi dal rapporto vuole qualcosa di molto meno pragmatico. Naturalmente senza tralasciare gli aspetti pratici, perché se nella pratica non funziona non funziona e basta, ma non è comunque l'aspetto pratico il fine ultimo, il senso della relazione e proprio per questo è molto più facile che si venga a patti con alcuni aspetti pratici. Questo accade quando si cerca nell'altro qualcosa di molto intimo e personale, che ha a fare non tanto con quello che si vuole, perché tali individui sono capaci di avere da loro stessi quello che vogliono, ma piuttosto con quello che si è.
    Si capisce dunque che è molto difficile avere questo se è in questo modo che si intende la relazione.
    Io evidentemente ho sempre cercato questo, perché diversamente la solitudine non è mai stata un problema.

    Però ora ti voglio rispondere e probabilmente ti deluderò con troppa diplomazia: né tu né lei siete casi umani. Semplicemente siete diverse e la tua amica dà a te un consiglio pragmatico che forse per lei ha funzionato e senza andare troppo per il sottile peccando di opportuno tatto.
    Ma alla fine devi decidere tu se a 41 anni sei in ritardo, devi decidere tu l'identità di quest'uomo e del rapporto. Forse la tua amica è disillusa, è venuta a patti con se stessa per stanchezza, si è ridimensionata perché persuasa del fatto che fosse irrealistico pretendere quello che vorrebbe, non lo so ma dipende sempre che cosa si cerca e soprattutto perché; alle volte alcune pretese sono così caricaturali che non possono essere oggettivamente reali....infatti non lo sono davvero neanche nella testa di chi le avanza, capisci?
    Devi stabilire tu che cosa vuoi e perché, cosa è davvero importante e perché.
    Quindi no, non sei un cu, sei solo tu a poterti ritenere un caso umano oppure no, perché sono i tuoi parametri il riferimento, non quelli di qualcun altro. Non posso quindi oggettivamente ritenere un cu nessuno che possa dire di avere ben chiaro cosa vuole e perché.

    Ultima cosa: sarebbe ora di uscire fuori dallo stereotipo dell'uomo dalle infinite possibilità. Ho capito perfettamente cosa si intende dire, ma continuando a guardare agli uomini assecondando questa visione che li vuole privi di questi problemi si finisce col non vedere la persona, l'individuo. Questa stilizzazione favorisce il divario tra uomini e donne e accresce la solitudine di genere (es: sono una/o povera/o donna/uomo, nessuno mi può capire se non un'altra/o donna/uomo come me)

    P. S. Qualora non si fosse già capito, chi ti ha risposto è un uomo

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